Una economia incapace di crescere alle crisi risponde con annunci e fondi da distribuire a pioggia. Incalzato dalle opposizioni, il Governo sembra volersi muovere per contrastare i dazi americani. Ovviamente nel modo sbagliato.
Al di là del modo becero di condurre la politica economica americana, probabilmente indotto da interessi che puntano a guadagnare sulla destabilizzazione dei mercati, bisogna dire che i dazi, almeno nel nostro caso, sono meno tragici di quanto si voglia far credere. E forse nemmeno del tutto ingiustificati, visto che i prodotti statunitensi sono già sottoposti a dazi non banali da parte dell’Unione europea.
Gli effetti, tuttavia, sono innegabili e restano preoccupanti, soprattutto per l’effetto a cascata che i dazi comminati ad altri paesi potrebbero avere. Per affrontarli occorrerebbero risposte pragmatiche, sensate e concrete, ovvero l’esatto opposto di quelle che al momento sono state preannunciate, con la minaccia di ampliare la guerra commerciale e sostenere le economie con i famigerati ristori buoni.
25 miliardi di aiuti – Sono state indicate, così, cifre che non hanno alcun senso sulla falsa riga di quanto fatto dagli spagnoli. O meglio, più che fatto, annunciato. Si sparano cifre destinate a sostenere i settori colpiti, senza conoscere ancora gli effetti reali dei dazi. In pieno stile Antani, in Italia si parla di fondi che erano già stati assegnati e destinati, almeno in teoria, a finanziare la crescita. Fondi non spesi per la cronica incapacità di gestire le risorse disponibili, così l’idea è di spostare le risorse per il Piano Transizione 5.0.
Ma come verrebbero spesi questi fondi? La richiesta che si intende avanzare è di destinare 10 miliardi di euro del PNRR per aiutare le imprese ad aprirsi a nuovi mercati. Riprogrammare il PNRR significherebbe innanzitutto passare per Bruxelles, con trattative e tempi non rapidi. L’apertura a nuovi mercati, auspicabile a prescindere della criticità attuale, comporta tempi per sottoscrivere accordi e ottenere autorizzazioni. Tutte iniziative che un Paese normale dovrebbe fare a prescindere, ma che richiedono tempo. India, Medio Oriente, paesi in via di sviluppo, sono territori nei quali cresce una classe media disposta a spendere per prodotti di qualità e l’Italia è il simbolo del design e del cibo di eccellenza. La politica economica necessita di programmazione e competenza, non di risposte improvvisate ed estemporanee.
Paolo Carotenuto
16 aprile 2025