Stop alla norma anti-shrinkflation – la norma a difesa dei consumatori introdotta a fine 2024 nella legge sulla concorrenza al vaglio degli organi europei
Alla fine dello scorso anno, la legge n.193/2024 sulla concorrenza pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 17 dicembre 2024, aveva introdotto una importante novità in tema di shrinkflation, ovvero l’abitudine sempre più diffusa da parte dei produttori di ridurre i quantitativi delle merci mantenendo inalterato il formato del packaging.

Una pratica ingannevole che ci ha portato nel corso degli anni a riscontrare la presenza di nove fazzolettini anziché dieci nei pacchetti di un noto produttore, scatoli di legumi da 400 grammi, lattine “snellite” (ma solo nella quantità, non certo negli ingredienti), pacchi di biscotti dimezzati e così via. Finalmente si era deciso di porre un freno all’uso di questa tecnica, obbligando gli operatori a segnalare sulle confezioni l’eventuale riduzione del contenuto dei prodotti.

La norma, tuttavia, ha subito una battuta d’arresto da parte della Commissione Europea. Quest’ultima ha avviato una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per violazione delle norme sul libero scambio e circolazione delle merci.

Secondo la Commissione l’intervento non è una misura proporzionata all’oggetto trattato in quanto sussistono altre opzioni meno invasive per regolamentare la questione, mentre i requisiti sull’etichettatura costituiscono un importante ostacolo al mercato interno.
L’Italia potrà rispondere alle osservazioni di Bruxelles entro due mesi.

Shrinkflation: lo studio dell’Istat
A questo proposito, uno studio recente dell’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) ha individuato ben 7.306 casi di shrinkflation in negozi e supermercati italiani, ovvero di un aumento del prezzo mantenendo le stesse dimensioni del packaging, ma riducendo la quantità del prodotto all’interno.
Gli ambiti più colpiti si registrano nel settore merceologico di zuccheri, dolciumi, confetture, cioccolato e miele. In 613 casi vi è diminuzione della quantità ed aumento del prezzo. Nel segmento pane e cereali sono stati riscontrati 788 casi. Le altre categorie a rischio sono quelle delle bibite, dei succhi di frutta, latte, formaggi, creme e lozioni.